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La prima prevenzione nasce dall'informazione

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NEWS

L'emergenza Ebola e la scelta dell’uso dei dispositivi sicuri nei protocolli operativi

ebolaA poche ore dall’annuncio del fondatore dell’organizzazione non governativa Emergency, Gino Strada, sulla sua pagina facebook, “Questa volta ci siamo, l’epidemia è sotto controllo. Ci sarà ‘una coda’, pochi casi sporadici nel paese, ma questa epidemia in Africa occidentale è stata vinta, finalmente”, non possiamo che guardare con ottimismo l’emergenza ormai conclusa e sembra doveroso un bilancio su questo virus che ha provocato il panico nel mondo.

 Ma cos’è la malattia da Virus Ebola (MVE)? Precedentemente conosciuta come febbre emorragica virale da Ebola virus, è una malattia grave, spesso fatale, causata da un Filovirus. Se ne conoscono 5 specie, di cui 4 patogene per l’uomo. I virus Ebola sono classificati come agenti appartenenti al gruppo di rischio 4 che, come da definizione normativa, può provocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità e per i quali non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

Il serbatoio dell’infezione è rappresentato con ogni probabilità da alcune specie di pipistrelli. Occasionalmente, l’infezione viene trasmessa a un ospite secondario (l’uomo e altri animali), che sviluppa la patologia. L’uomo contrae solitamente la malattia attraverso il contatto (caccia, macellazione, consumo alimentare) con carni di animali infetti (più frequentemente scimmie) o, più raramente, attraverso il contatto diretto con i pipistrelli portatori. Una volta contratta, la MVE si trasmette direttamente da uomo a uomo. Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un range di 2-21 giorni.

La MVE è altamente trasmissibile attraverso il contatto diretto con sangue infetto, secrezioni, tessuti, organi o altri fluidi corporei incluse le secrezioni salivari (droplet) di persone infette, vive o morte.

La MVE in genere esordisce con una sindrome simil-influenzale (febbre e profonda astenia), spesso accompagnata da artralgie, mialgie, cefalea, anoressia e, talora, singhiozzo. Questa sintomatologia è spesso seguita da sintomi gastrointestinali (nausea, vomito e diarrea). I fenomeni emorragici sono in genere tardivi;

talora si verificano emorragie interne.

Quest’ultima epidemia ha causato oltre 10.700 vittime e quasi 26mila contagi tra Guinea, Liberia e Sierra Leone, ma negli ultimi mesi il numero di nuovi casi è calato fino a raggiungere il minimo da un anno a questa parte nella settimana del 5 aprile, con solo 30 nuovi ammalati, diventati 37 nei sette giorni successivi.

Le strutture sanitarie sono state considerate ad alto rischio di trasmissione, anche se il rischio di trasmissione agli operatori sanitari è correlato con il livello di adesione alle misure di prevenzione comunemente previste (precauzioni standard e modalità di trasmissione) o specifiche per l’assistenza ai pazienti con MVE, alla tipologia delle cure prestate e allo stadio clinico della malattia.

È proprio in quest’ottica che l’AIRESPSA (Associazione Italiana Responsabili e Addetti dei Servizi di Prevenzione e Protezione in Ambiente Sanitario) ha previsto delle giornate ad hoc sulla prevenzione da virus Ebola, che hanno permesso la condivisione delle procedure operative delle aziende sanitarie nazionali con l’istituto di riferimento per i casi sospetti o conclamati di Ebola, IRCCS Lazzaro Spallanzani, nonché con Don Dante Carraro Direttore di Medici con l’Africa Cuamm e la dott.ssa Tampellini di Medici Senza Frontiere operante in Sierra Leone.

Tale iniziativa ha dato la possibilità di interfacciarsi con chi davvero ha vissuto il rischio di contagio e di prendere spunto dalle loro misure di prevenzione e dispositivi di protezione individuali messi in atto per proteggersi da tale rischio. Riassumerò i punti principali con lo scopo di evidenziare come la protezione dal rischio di contagio per il virus Ebola altro non è che mettere in atto le misure di prevenzione standard per il rischio biologico da contatto e droplets:

MISURE AMBIENTALI: il reparto e i locali di isolamento devono avere un accesso separato con percorso dedicato fino alla stanza di degenza, che deve essere singola e con servizi igienici dedicati, dotata di pressione negativa con almeno 6 ricambi aria/ora, una zona filtro, anch’essa a pressione negativa, dotata di lavandini e interfono per la comunicazione. L’aria in uscita deve essere filtrata attraverso filtri HEPA.

MISURE PERSONALI: gli operatori sanitari dovranno entrare nella zona di isolamento indossando adeguati dispositivi di protezione individuale (DPI).

Il paziente deve stare sempre in camera con la porta chiusa e non possono essere ammessi visitatori.

L’assistenza ai pazienti isolati sarà affidata a un gruppo di operatori addestrato sulle norme di isolamento necessarie, sull’utilizzo dei DPI e sul rispetto rigoroso dei 5 momenti individuati dall’OMS per l’igiene delle mani.

Gli operatori sanitari che hanno prestato servizio in questa area devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria specifica.

MISURE PER LA MANIPOLAZIONE DI STRUMENTI / OGGETTI ACUMINATI E TAGLIENTI: viene regolamentata da D.M. Ministero della Sanità del 28/09/90 e normative successive. Si riporta fedelmente il testo dell’art. n°2 che specifica: “l’eliminazione di aghi e degli altri oggetti taglienti, utilizzati nei confronti di qualsiasi paziente, deve avvenire con cautele idonee ad evitare punture o tagli accidentali. In particolare gli aghi, le lame di bisturi e gli altri strumenti acuminati o taglienti monouso non debbono essere rimossi dalle siringhe o da altri supporti né in alcun modo manipolati o reincappucciati, ma riposti, per l’eliminazione, in appositi contenitori resistenti alla puntura”.

Tutti gli operatori sanitari devono adottare le misure necessarie a prevenire incidenti causati da aghi, e altri dispositivi taglienti o appuntiti durante il loro utilizzo, nelle fasi di pulizia e al momento dell’eliminazione.

Si raccomanda, dunque, l’uso esclusivo di aghi con dispositivi di sicurezza, di ridurre al minimo gli esami ematochimici e le manovre con taglienti.

MISURE IN CASO DI INCIDENTE: in caso di lesioni accidentali delle mani (tagli, punture etc) si deve eliminare il primo paio di guanti in stanza di degenza, uscire nella zona filtro ed eliminare il secondo paio di guanti, e proseguire con un’ accurata igiene mani e disinfezione delle ferite.

Comunicare tutti gli incidenti immediatamente al Medico Competete per le misure di sorveglianza e la gestione del follow up.

È chiaro come l’isolamento del personale sanitario dal rischio, soprattutto in casi come questo di un virus altamente pericoloso, sia la chiave per evitare l’esposizione e sia dunque di vitale importanza attenersi alle misure di prevenzione e utilizzare correttamente i dispositivi di protezione individuale, prestando la massima attenzione, sia nelle manovre di vestizione che di svestizione ed eliminazione dei dispositivi monouso. Risulta, quindi, ancor più importante l’uso di strumenti taglienti con dispositivi di sicurezza che eliminano la possibilità di incidenti da taglio permettendo così una maggiore sicurezza per gli operatori.

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